Breve presentazione
La biblioteca dell'Accademia di Romania in Roma è tra le più
grandi biblioteche romene all'estero, con un patrimonio che, oltre ai
periodici, ammonta a 35.000 volumi. Il profilo funzionale è essenzialmente
quello di biblioteca di ricerca e studio, specializzata in storia, archeologia,
architettura, storia dell'arte e letteratura romena.
Il catalogo
elettronico, ancora parziale, è consultabile online
(accedi al catalogo).
Orario di apertura
La biblioteca è temporaneamente chiusa.
Cenni storici
La storia della biblioteca s’intreccia strettamente con il destino
dell’Accademia di Romania. Un primo fondo librario, formato tramite
donazioni, acquisti o scambi, fu organizzato già nell’autunno
del 1923 dallo stesso Vasile Pârvan. Si trattava di circa 2000
volumi di filologia, archeologia, storia e arte romena, con una spiccata
predilezione per l’Europa centro-orientale e balcanica. Pârvan
si prodigò per completarla con le più importanti pubblicazioni
serbe, bulgare, greche, ungheresi e russe, e anche con i principali
lavori occidentali sull’argomento. Quest’orientamento era
stato voluto non solo per favorire le ricerche dei membri della Scuola,
ma anche degli altri studiosi italiani e stranieri interessati a tali
argomenti e venne mantenuto quasi inalterato fino al 1947 (sotto le
direzioni di G. G. Mateescu, Emil Panaitescu e Scarlat Lambrino).
Importanti fondi librari si aggiunsero negli anni seguenti: Pârvan
stesso (con il suo testamento datato Baden-Baden, 25 maggio 1927) decise
di lasciare la sua intera biblioteca alla Scuola Romena di Roma, suggellando
con un atto concreto lo stretto legame con la sua creatura; nel 1931
fu destinato ad acquisizioni librarie tutto il resto del denaro che
la Banca Nazionale aveva elargito per il mobilio della nuova sede di
Valle Giulia. Il patrimonio si accrebbe costantemente: dai 3000 volumi
nel 1930, arrivò a 5000 titoli (volumi e riviste) già
alla fine del 1931, 6000 nel 1932-33 e ben 7.000 nel 1934-35, tra cui
anche libri rari. La biblioteca aumentò nel 1935-36 di circa
2000 volumi e i periodici arrivarono a 246; nel 1936-37 si aggiunsero
altri 745 libri. All’inizio della seconda guerra mondiale la biblioteca
della Scuola aveva oltre 11.000 volumi e continuò ad arricchirsi
anche durante gli anni difficili della guerra: nell’anno accademico
1941-42 raggiunse quasi 13.000 volumi e arrivò a ben 14.000 nel
1947, quando le nuove autorità comuniste romene decisero la chiusura
della Scuola.
Fino al 1946 la Scuola ebbe una politica di acquisizioni sostenuta,
investendo notevoli risorse finanziarie. In più, l’Accademia
Romena di Bucarest e varie case editrici della Romania (come l’Uniunea
Fundatiilor Regale o Scrisul Românesc di Craiova) inviavano con
regolarità e a titolo gratuito le loro pubblicazioni alla biblioteca.
Grazie alle pubblicazioni della Scuola (Ephemeris Dacoromana e Diplomatarium
Italicum) numerose riviste arrivarono grazie a politiche di scambio.
L’organizzazione della biblioteca fu affidata inizialmente al
segretario permanente e ai membri della Scuola: si avvicendarono nel
ruolo di alumnus-bibliotecario Alexandru Busuioceanu, Virgil Vatasianu
nel 1931 (che realizzò un catalogo della biblioteca), Octavian
Floca, Mihail Macrea e Dionisie M. Pippidi nel 1932. La presenza di
un bibliotecario fisso e retribuito fu invece sancita solo nel 16 maggio
1941 dalla nuova Legge di organizzazione delle Scuole Romene di Roma
e di Parigi. Durante gli anni della seconda guerra mondiale l’incarico
fu coperto da Dinu Adamesteanu (già membro della Scuola nel 1939-41).
In questo periodo la biblioteca della Scuola fu una delle poche tra
quelle appartenenti a istituzioni straniere a Roma a continuare a funzionare.
La chiusura della Scuola agli inizi del 1948 provocò gravi danni
alla sua biblioteca. Il suo fondo librario fu in parte trasferito a
Bucarest, ma numerosi libri andarono dispersi.
Nel 1969, alla riapertura dell’Accademia, sotto
il nome di Biblioteca Romena di Roma, furono portati da Bucarest circa
14.000 volumi. A differenza delle collezioni del periodo interbellico,
basate sulla storia, l’archeologia, la storia dell’arte
e la filologia classica, adesso (e negli anni a venire) la biblioteca
romena era regolarmente dotata dalla Romania con libri dei settori disciplinari
più vari (filosofia, sociologia, economia, diritto, etnografia
e folclore, linguistica e filologia, matematica, fisica, chimica, geofisica,
biologia, botanica, zoologia, medicina, ingegneria, agronomia, zootecnia,
belle arti, architettura, musica, teatro, letteratura, storia e archeologia).
Da aggiungersi le riviste degli stessi ambiti disciplinari. L’intento
però era quello di presentare un panorama quanto più vasto
della scienza e della cultura romena contemporanea. Le autorità
intendevano trasferire alla biblioteca parte del fondo librario che
era appartenuto all’ex Scuola romena di Roma, ma solo nel 1972
vi ritornarono le prime 500 opere ed il processo continuò fino
agli anni Novanta.
Dopo il 1989, la biblioteca ha cambiato nuovamente
orientamento e politiche di acquisizione. Tra il 2002 e il 2004 si è
alleggerita di circa 8.300 volumi tra titoli di propaganda o di settori
disciplinari impropri. Grazie a donazioni da parte delle istituzioni
romene o a titolo individuale nel 1998 ha raggiunto circa 33.000 volumi,
di cui 2.800 provenienti dall’antico fondo librario della biblioteca
interbellica, riportati da Bucarest. Fino al 2013 il suo patrimonio
librario è aumentato di poco, per mancanza di fondi adeguati,
arrivando a oltre 35.000 volumi, cui si sommano i periodici. Dal 2004
è iniziata la catalogazione elettronica dei fondi librari.